Navigating Troubled Waters: Italy's Human Rights Dilemma in the Mediterranean
Il nuovo report di StraLi e UpRights sul Memorandum Italia-Libia
UpRights e StraLi hanno pubblicato il rapporto "Navigating Troubled Waters: Italy's Human Rights Dilemma in the Mediterranean".
Facendo luce sulle violazioni dei diritti umani derivanti dall'attuazione del Memorandum d'Intesa (Memorandum of Understanding - MoU) firmato da Italia e Libia, questo rapporto si basa sulla nostra comunicazione ai sensi dell'articolo 15 alla Corte Penale Internazionale (CPI), che chiedeva un'indagine sui crimini internazionali commessi dai gruppi armati libici contro le persone migranti dopo la loro intercettazione in mare e il loro ritorno in Libia.
Il Memorandum: uno sguardo più attento
In vista del settimo anniversario della firma del Memorandum, il rapporto approfondisce il suo impatto negativo sui diritti umani, proponendo un riesame critico e sottolineando la drastica necessità di una riformulazione delle pratiche di cooperazione dell'Italia con la Libia.
Tacitamente rinnovato per l'ultima volta nel febbraio 2023, il MoU ha aumentato la capacità della Libia di intercettare persone migranti e richiedenti asilo in mare. Tuttavia, l'assenza di disposizioni in materia di diritti umani nell'accordo ha inciso drasticamente sui diritti fondamentali delle persone migranti e richiedenti asilo, che hanno subito maltrattamenti, tra cui arresti arbitrari, torture, trattamenti inumani e violenze sessuali.
Le responsabilità dell'Italia
Sosteniamo che tali violazioni rendano insostenibile la posizione dell'Italia, e di conseguenza il MoU stesso, e pongano l'Italia in violazione dei suoi obblighi in materia di diritti umani attraverso la politica di esternalizzazione delle frontiere.
Infatti, la condotta delle autorità libiche espone l'Italia alla responsabilità per la violazione di diverse convenzioni internazionali, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite Contro la Yortura e altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti (Convention Against Torture - CAT), il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (International Covenant on Civil and Political Rights - ICCPR) ed eventualmente la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo (CEDU).
Il sostegno materiale fornito dall'Italia potrebbe anche implicare responsabilità penali individuali per le autorità italiane che assistono quelle libiche, potenzialmente qualificabili come crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Call to action: ripensare la strategia di cooperazione dell'Italia
Il rapporto chiede quindi di riconsiderare la strategia di cooperazione dell'Italia con la Libia, proponendo due opzioni per garantire il rispetto degli obblighi di diritto internazionale:
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Proponiamo l’introduzione di una clausola sui diritti umani, specificando che il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario è essenziale. Questa clausola dovrebbe istituire un organismo indipendente per monitorare la conformità, un elenco di misure per limitare le violazioni dei diritti umani e un quadro giuridico per l'accesso effettivo alla giustizia.
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Se non fosse possibile introdurre emendamenti coerenti con i diritti umani, crediamo nella necessità di porre fine o sospendere il MoU. Le violazioni da parte delle autorità libiche potrebbero giustificare tali azioni ai sensi dell'art. 60 della Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati, fornendo una leva per i negoziati su emendamenti in linea con gli obblighi internazionali.
Verso una reale centralità dei diritti umani
Alla luce degli orrori a cui sono sottoposte le persone migranti nel Mediterraneo, esortiamo l'Italia a modificare le proprie politiche per garantire il rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. Vogliamo incoraggiare un dialogo costruttivo e azioni tangibili per garantire la protezione dei diritti dei migranti e sostenere l'impegno dell'Italia nei confronti dei suoi obblighi internazionali.
È tempo che l'Italia esca in queste acque agitate con una rinnovata attenzione ai diritti umani.